17 nov 2007

Piero Ciampi













...Ha tutte le carte in regola
per essere un artista
ha un carattere melanconico
beve come un irlandese
se incontra un disperato
non chiede spiegazioni
divide la sua cena
con pittori ciechi, musicisti sordi,
giocatori sfortunati, scrittori monchi...


Non potevo mancare di citare un grande artista tanto misconosciuto quanto altrettanto geniale come il mio concittadino Piero Ciampi.
Il primo vero cantautore italiano, quel genio poco compreso ma molto originale di un poeta della nostra realtà, un uomo dal temperamento inquieto.
Piero Ciampi nacque il 28 settembre 1934 al numero 12 di via Pelletier nel quartiere Pontino di Livorno. Un quartiere popolare abitato da sempre da portuali e piccoli commercianti. E commerciante (di pelli) era anche il padre di Piero, che nacque dal secondo matrimonio. Durante la guerra, a seguito dei furiosi bombardamenti che fecero migliaia di vittime tra i livornesi, la famiglia Ciampi sfollò nelle campagne pisane per tornare a Livorno solo diversi anni dopo la fine del conflitto quando la zona fu definitivamente bonificata.
Terminate le scuole superiori si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pisa ma la abbandonò dopo aver sostenuto circa metà degli esami. Tornato a Livorno mise su, con i fratelli Roberto e Paolo, un trio in cui lui era il cantante. Per vivere però lavorava in una ditta di oli lubrificanti del porto fino a quando non partì militare.
Il periodo del CAR lo svolse a Pesaro dove passava le serate in libera uscita suonando nei locali della zona insieme a tre commilitoni tra cui Gianfranco Reverberi. Già durante questo periodo si ricordano le sue grandi bevute, il suo carattere che lo porta a cercare la rissa. Ma era anche un uomo e poeta affascinante che poteva suscitare solo sentimenti estremi: odio o amore.















E di lui si innamora anche la figlia del comandante a cui Ciampi scrive lettere ogni giorno: secondo Gianfranco Reverberi "neanche Cyrano de Bergerac avrebbe saputo fare di meglio".
Tornato a Livorno suona il contrabbasso (strumento imparato a suonare da autodidatta) in piccoli complessini della zona. Ma l'inquietudine e l'insoddisfazione crescevano e così nel 1957, senza una lira in tasca, passò da Genova, dove incontrò Reverberi, per poi andare a Parigi. Qui si arrangiava cantando per poche lire le sue poesie, magari scritte poche ore prima in una birreria. Spesso non aveva neppure i soldi per mangiare ma si fece conoscere in alcuni ambienti parigini dove lo chiamavano " l'italianó "; qui conobbe Louis-Ferdinand Céline e divenne estimatore di Georges Brassens.
Se la vita professionale si rivela difficile, non diversa è quella personale e affettiva. Tutti gli anni sessanta sono anni di vagabondaggi: Svezia, Spagna, Inghilterra, Irlanda, forse addirittura Giappone. Scappa senza dire niente a nessuno. Così come scappano le sue donne: Moira, irlandese, che dopo meno di un anno di matrimonio va via con Stefano, il loro figlio nato nel 1963; Gabriella che gli dà una figlia. Anni dopo, nella canzone "Ha tutte le carte in regola", Ciampi canterà: "Ha amato tanto due donne, erano belle, bionde, alte, snelle. Ma per lui non esistono più". Unica compagna fedele e sempre più inseparabile resta la bottiglia.
Ad apprezzarlo e riconoscerne la grandezza di autore ed interprete sono solo alcuni amici dei primi anni milanesi tra cui Gino Paoli che da tempo interpretava sue canzoni e che riuscì a fargli avere un contratto con la RCA e un consistente anticipo in denaro che il cantautore livornese dilapidò senza incidere un solo pezzo. Il suo egoismo sprezzante è dovuto al suo essere un artista, un poeta e, ai concerti che gli organizzano, partecipa da sbronzo, spesso insultando la platea. Il calciatore friulano Ezio Vendrame, suo caro amico in quegli anni, durante un incontro allo stadio Appiani con la maglia del Padova fermò il gioco per salutare pubblicamente Piero, dopo averlo riconosciuto per caso sugli spalti.
Continuò ad incidere con il consueto insuccesso mentre un qualche riscontro arrivò come autore: nel 1973 "Bambino mio" (scritta da Ciampi insieme a Pino Pavone, un cantautore calabrese conosciuto da Ciampi nel 1960) fu cantata da Carmen Villani a Canzonissima (la Villani aveva anche progettato di incidere un intero album con le canzoni di Ciampi, ma la RCA non approvò il progetto).
Lo stesso anno Nicola Di Bari rifiutò "Io e te, Maria", che comunque incise l'anno dopo. Ed è proprio nel 1974 che la carriera di Ciampi potrebbe avere l'ennesima svolta: Ornella Vanoni contattò Gianni Marchetti perché avrebbe voluto incidere un intero album con le canzoni di Ciampi, ma questi era introvabile e quando ricomparve ormai il progetto era stato realizzato da Nada, compaesana di Ciampi, con il bellissimo album Ho scoperto che esisto anch'io.
Intanto si trascinava da un club all'altro, spesso senza concludere i concerti e litigando con organizzatori, baristi e ascoltatori. In questi anni tornò spesso a Livorno.
Del 1976 è la sua storica apparizione al Club Tenco: la serata viene registrata ed anni dopo pubblicata anche su CD.
Tra la fine del 1976 e gli inizi del 1977 Ciampi prova ad esibirsi in concerto con alcuni amici conosciuti alla RCA: sono Paolo Conte, Nada e Renzo Zenobi, ma le serate non riscuotono molto successo; viene anche registrata una trasmissione televisiva, che però la Rai non trasmetterà mai. Va a cantare in salette cosiddette "d'élite" per pigliarsi i soldi, attaccando regolarmente briga col barman e insultando pesantemente il pubblico di ricchi borghesi (spesso piantando tutti in asso; a Firenze, nel 1975, se ne va via senza neanche finire il primo pezzo affermando poi d'essere il "cantante più pagato d'Italia, trecentomila lire per mezza canzone"). Gli episodi di questo periodo sono numerosi; a Roma, mentre assiste ad uno spettacolo di Silvan, lo manda pubblicamente in culo (parole testuali) perchè i suoi giochi di prestigio gli appaiono banali; un'altra sera è protagonista di una rissa con Franco Califano, che lo ha invitato nel suo night senza offrirgli da bere. I colleghi gli stanno rigorosamente alla larga, e lui ricambia volentieri la diffidenza. Ha una silenziosa e grande stima da parte di Fabrizio de André (ma non di Francesco Guccini); invitato al premio Tenco, qualifica gli intervenuti come "pezzi di merda".
Morì a Roma il 19 gennaio 1980 per un cancro alla gola, assistito dal suo medico, anche lui cantautore: Mimmo Locasciulli (che per ricordare l'amico incise, anni dopo, una delle più belle canzoni di Ciampi: "Tu no"). Aveva scritto, in una sua poesia del 1975:

Il corpo è un sublime atroce porco.


Molti non sanno che un celebre ritornello di una delle più famose canzoni di quel copione che non ho mai patito, tale Zucchero Fornaciari, (come da lui narrato durante una lunga intervista, ma riconosciuto solo in seguito ad una causa intentatagli dai parenti del defunto cantautore) è una citazione del grande estro di Piero Ciampi: "il mare impetuoso al tramonto, salì sulla luna e dietro una tendina di stelle...se la chiavò".

(grazie a Wikipedia e alla Brigata Lolli per l'aiuto)